Dati di bilancio
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Lo scenario macroeconomico mondiale del 2008 è stato dominato dalla crisi del mercato dei mutui immobiliari americani iniziata nel corso dell'estate del 2007 e dalle sue implicazioni per i mercati finanziari e la crescita economica. Come è stato rilevato, se non è finito il mondo, certamente è finito "un" mondo. Un mondo nel quale si credeva che il mercato fosse in grado di regolare se stesso, un mondo nel quale si pensava che non vi fossero limiti alla ricerca del profitto e che l'economia "di carta" potesse creare ricchezza duratura e stabile.
Non è inutile una lettura critica delle cause della crisi e, soprattutto, delle lezioni che essa suggerisce. Se ne possono trarre utili indicazioni per indirizzare al meglio l'azione nel presente e nel futuro.
La questione non è certamente quella di demonizzare l'innovazione che la finanza può produrre, quanto, piuttosto, di riflettere sulle finalità che la finanza è chiamata a perseguire e sulle modalità con cui essa è tenuta ad operare.
La lezione "positiva" che la crisi suggerisce, in sintesi, è quella che invita a non perdere mai di vista la finalità del fare finanza. Perché la finanza non può bastare a se stessa. Non può esistere a lungo una "finanza per la finanza" che smarrisca il suo senso strumentale di "finanza per lo sviluppo".
E' questa la certezza che merita sostituire alle tante che, prima della crisi, circolavano, e cioè: che la mano invisibile del mercato intervenisse sempre e comunque ad aggiustare i problemi; che l'indicatore cui guardare per giudicare il successo di una banca fosse solo il Roe; che fosse più sicura la grande banca, piuttosto che la media o la piccola; che fosse più moderna la banca lanciata sulla finanza cosiddetta "evoluta", piuttosto che quella legata al business tradizionale o "core" che dir si voglia; che bastassero i modelli matematici per prevedere i rischi. Tutte queste convinzioni sono franate di fronte alla secca smentita della realtà. E l'industria finanziaria mondiale è apparsa stordita, per certi versi paralizzata, molto spesso dipendente da quegli interventi di sostegno degli Stati che, oggi provvidenziali, soltanto fino a ieri sarebbero stati guardati come ingerenze indebite e intollerabili.
Le Banche di Credito Cooperativo in questo contesto hanno visto confermata la solidità e l'efficacia del loro modello di business e delle scelte strategiche intraprese, fondate sulla identità di banche mutualistiche del territorio. Essa costituisce un patrimonio da tutelare e valorizzare. Da attualizzare e trasmettere attraverso una cultura sempre più competente e coerente e con l'utilizzo di strumenti sempre più innovativi ed efficienti.
Non è inutile una lettura critica delle cause della crisi e, soprattutto, delle lezioni che essa suggerisce. Se ne possono trarre utili indicazioni per indirizzare al meglio l'azione nel presente e nel futuro.
La questione non è certamente quella di demonizzare l'innovazione che la finanza può produrre, quanto, piuttosto, di riflettere sulle finalità che la finanza è chiamata a perseguire e sulle modalità con cui essa è tenuta ad operare.
La lezione "positiva" che la crisi suggerisce, in sintesi, è quella che invita a non perdere mai di vista la finalità del fare finanza. Perché la finanza non può bastare a se stessa. Non può esistere a lungo una "finanza per la finanza" che smarrisca il suo senso strumentale di "finanza per lo sviluppo".
E' questa la certezza che merita sostituire alle tante che, prima della crisi, circolavano, e cioè: che la mano invisibile del mercato intervenisse sempre e comunque ad aggiustare i problemi; che l'indicatore cui guardare per giudicare il successo di una banca fosse solo il Roe; che fosse più sicura la grande banca, piuttosto che la media o la piccola; che fosse più moderna la banca lanciata sulla finanza cosiddetta "evoluta", piuttosto che quella legata al business tradizionale o "core" che dir si voglia; che bastassero i modelli matematici per prevedere i rischi. Tutte queste convinzioni sono franate di fronte alla secca smentita della realtà. E l'industria finanziaria mondiale è apparsa stordita, per certi versi paralizzata, molto spesso dipendente da quegli interventi di sostegno degli Stati che, oggi provvidenziali, soltanto fino a ieri sarebbero stati guardati come ingerenze indebite e intollerabili.
Le Banche di Credito Cooperativo in questo contesto hanno visto confermata la solidità e l'efficacia del loro modello di business e delle scelte strategiche intraprese, fondate sulla identità di banche mutualistiche del territorio. Essa costituisce un patrimonio da tutelare e valorizzare. Da attualizzare e trasmettere attraverso una cultura sempre più competente e coerente e con l'utilizzo di strumenti sempre più innovativi ed efficienti.