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Di questi tempi si sente molto parlare dell’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Scopriamo cos’è.
L’OMS è l’Agenzia delle Nazioni Unite specializzata per le questioni sanitarie. È stata istituita nel 1948, ha sede a Ginevra e vi aderiscono 194 Stati “membri”.
L’obiettivo dell’Organizzazione è «il raggiungimento, da parte di tutte le popolazioni, del più alto livello possibile di salute», definito come «uno stato di totale benessere fisico, mentale e sociale” e non semplicemente “assenza di malattie o infermità».
L’OMS persegue questo fondamentale obiettivo avvalendosi dei suoi Organi di Governo ("Governing Bodies"): il Segretariato, l’Assemblea Mondiale e il Consiglio Esecutivo, nonché dei sei uffici regionali in cui è articolata, dei propri uffici dislocati negli Stati Membri. Conta uno staff di circa 7mila collaboratori di oltre 150 Paesi, tra cui medici, scienziati, esperti del settore sanitario e farmaceutico.
Oltre a perseguire l’obiettivo della salute della popolazione globale, l’OMS:
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fornisce una guida sulle questioni sanitarie globali;
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indirizza la ricerca sanitaria;
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stabilisce norme e standard ed elabora proposte di politiche sanitarie basate sull’evidenza scientifica;
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garantisce assistenza tecnica agli Stati Membri;
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monitora e valuta le tendenze in ambito sanitario;
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finanzia la ricerca medica;
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fornisce aiuti di emergenza in caso di calamità.
Altro ruolo importante svolto dall’OMS è il monitoraggio delle malattie infettive, avendo la responsabilità di monitorare e controllare la diffusione di malattie, in particolar modo quando vi è il rischio di una rapida diffusione epidemica.
Come è successo nel caso del COVID-19, spetta quindi all’OMS stabilire il grado di allarme (secondo un indice numerico convenzionale, da 1 a 6) legato al rischio di epidemia e indicare ai governi le misure da adottare per contrastare la diffusione delle malattie.
L’epidemia COVID-19 è la sesta emergenza sanitaria globale dichiarata dall’OMS da quando è in vigore il Regolamento Sanitario Internazionale. La prima fu dichiarata per la pandemia influenzale del 2009 (la cosiddetta «suina»), poi nel 2014 per la poliomelite, per le due epidemie di Ebola (2014 e 2019) e nel 2016 per il virus Zika.